Atto di diffida all'uso del nome "PARTITO SOCIALISTA ITALIANO"
Atto di diffida

Caldone Giancarlo, nato a Volpedo (Al) il 30/1/57, Di Maro Biagio, nato a Mugnano (Na) il 27/5/58, e Longo Stefano, nato a Parma il 11.8.77, tutti elett.te dom.ti presso lo studio dell’avvocato Biagio Di Maro in Milano, Largo Ildefonso Schuster n. 1, fax: 02/700552400, indirizzo e-mail PEC: biagio.dimaro@milano.pecavvocati.it , espongono quanto segue:

-A) In Italia la presenza del movimento operaio si delineò alla fine del XIX secolo. Le prime organizzazioni di lavoratori furono le società di mutuo soccorso e le cooperative di tradizione mazziniana e a fine solidaristico.
Bakunin dal 1864 al 1867 diede impulso alla prima organizzazione socialista-anarchica che operava anche a fianco di altre formazioni democratiche e anche autonomiste come la Lega Internazionale dei Lavoratori opposta all'Associazione internazionale dei lavoratori di Karl Marx. L'iniziativa anarco-socialista più riuscita fu quella del 1877 quando un gruppo di anarchici tentò di far sollevare i contadini del Matese. La strategia insurrezionale fallì.
La Lega Internazione dei Lavoratori nel 1874 si sciolse e l'anima più moderata, guidata da Andrea Costa, sostenne la necessità di incanalare le energie rivoluzionarie in un'organizzazione partitica disposta a competere alle elezioni.
Questa componente era sostenuta dalla rivista “La Plebe" (di Lodi) e da altre pubblicazioni, e prese le distanze dall'astensionismo elettorale.
Nel 1881 Andrea Costa organizzò il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, che sosteneva le lotte dei lavoratori, l'agitazione per riforme economiche e politiche, la partecipazione alle elezioni amministrative e politiche. Questo impegno portò Andrea Costa ad essere il primo socialista ad essere eletto alla Camera dei Deputati.
Alle elezioni del 1882 si presentò il Partito Operaio Italiano, ma senza successo mentre il movimento operaio si organizzò in forme più complesse come le Federazioni di mestiere e le Camere di lavoro che si trasformarono in organizzazioni autonome e divennero il punto di aggregazione a livello cittadino dei lavoratori.



-B) Nel 1892 fu fondato a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani che fondò in sé l'esperienza del Partito Operaio Italiano (nato nel 1882 a Milano), della Lega Socialista Milanese (d'ispirazione riformista, fondata nel 1889 per iniziativa di Turati) e di molte leghe e movimenti italiani che si rifacevano al socialismo di ispirazione marxista. Tra le personalità della nuova formazione politica vi erano Filippo Turati, Claudio Treves, Leonida Bissolati, Ghisleri, Ferri e la rivoluzionaria di origine ucraina Anna Kuliscioff.
Nel 1893, nel Congresso di Reggio Emilia, il partito si diede un'autonomia e un nome ufficiale come Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, inglobando anche il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano.
Nell'ottobre del 1894 il partito venne sciolto per decreto a causa della repressione crispina.
In contrapposizione vi fu un'alleanza democratico-socialista alle elezioni del 1895.
Gli attivisti si riorganizzarono con il nome definitivo di Partito Socialista Italiano (PSI).
L’attività del PSI, a causa della repressione dei moti popolari del 1898, spingerà a promuovere un'alleanza di tutti partiti dell'estrema sinistra, quello socialista, repubblicano e radicale.
Filippo Turati, che considerava il Socialismo non dal punto di vista insurrezionale, ma come un'ideale da calare nelle specifiche situazioni storiche, vedeva di buon occhio l'apertura liberale di Giovanni Giolitti nel 1901, ma in contrapposizione, sin dal 1902 primeggiò nel PSI una corrente rivoluzionaria, guidata da Arturo Labriola ed Enrico Ferri, che avrà la direzione del partito dal 1904 al 1906. In quel periodo, nel settembre 1904, ci sarà il primo sciopero generale di vasta portata in Italia.
Questa corrente propugnò i metodi del sindacalismo rivoluzionario mentre i suoi rapporti con il resto del PSI andarono peggiorando a tal punto che in un suo congresso, avvenuto a Ferrara nel 1907, fu decisa l'uscita dal partito e l'incremento dell'azione autonoma sindacale.
Il successivo congresso tenuto a Milano nel 1910 mise in luce crescenti insoddisfazioni e nuove divisioni: Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi criticavano Turati da destra, Giuseppe Emanuele Modigliani e Gaetano Salvemini da sinistra. All'estrema sinistra si schierò anche Benito Mussolini.
Durante un congresso straordinario, convocato a Reggio Emilia, furono palesi le divisioni che attraversavano il PSI riguardo all'impresa di Libia.
Trionfò la corrente massimalista di Benito Mussolini e si sanciscì l'espulsione di una delle aree riformiste, capeggiata da Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati perchè, nel 1911 si era recato al Quirinale per le consultazioni susseguenti la crisi del Governo Luzzatti, causando il malcontento del resto del partito.
Bissolati e i suoi diedero vita al Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI).
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il PSI sviluppò un forte impegno per la neutralità dell'Italia, ma con forti spaccature al suo interno che troveranno un punto di mediazione nella formula "né aderire né sabotare" di Costantino Lazzari.
Dopo il conflitto mondiale le diverse anime del movimento socialista si mossero separatamente dando vita a tre differenti partiti e una di queste diede vita al Partito Nazionale Fascista.
Nel 1921 si tenne a Livorno il XVII congresso del partito.
Dopo giorni di dibattito serrato, i comunisti di Bordiga uscirono dal congresso e fondarono il Partito Comunista d'Italia, con lo scopo di aderire ai 14 punti dell'Internazionale. Lenin, infatti, aveva invitato senza successo il PSI a conformarsi ai dettami e ad espellere la corrente riformista di Turati, Treves e Prampolini.
Nell'estate del 1922 Filippo Turati, senza rispettare la disciplina del partito, si recò da Vittorio Emanuele III per le rituali consultazioni per risolvere la crisi di governo. Tuttavia non fu possibile raggiungere un accordo con Giolitti, ed il re diede l'incarico a Facta. Per aver violato il divieto di collaborazione con i partiti borghesi, la corrente riformista fu espulsa, ad ottobre, nei giorni che precedono la marcia su Roma.
Turati e i suoi diedero vita al Partito Socialista Unitario, il cui segretario, Giacomo Matteotti, fu rapito ed ucciso il 10 giugno 1924.
Il regime fascista di Mussolini vietò i partiti e costrinse all'esilio o al confino i socialisti. Durante il regime fascista e, in particolare, dopo la messa al bando di tutti i partiti, ad eccezione del Partito Nazionale Fascista, il PSI continuò, nei limiti del possibile, la sua attività nella clandestinità.
È proprio durante l'esilio che, nel 1930, in Francia, ci fu la riunificazione tra i riformisti di Turati ed i massimalisti guidati da Pietro Nenni.
Durante il secondo conflitto mondiale, il 22 agosto 1943, si raggruppò a Roma una parte consistente di socialisti. Tra questi i futuri presidenti della Repubblica Giuseppe Saragat e Sandro Pertini, il giurista Giuliano Vassalli, lo scrittore Ignazio Silone, l'avvocato Lelio Basso e Giuseppe Romita.
Questa formazione politica ebbe il nome di Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP). Segretario del partito fu il romagnolo Pietro Nenni.



Il PSIUP durante la Resistenza partecipò attivamente al Comitato di Liberazione Nazionale e si avvicinò in particolare al Partito Comunista Italiano, con una politica di unità d'azione volta a modificare le istituzioni.
Questa politica, osteggiata dalla destra del partito guidata da Giuseppe Saragat, fu in buona parte legata alla preoccupazione che divisioni interne alla classe operaia potevano favorire l'ascesa di movimenti di destra autoritaria, come era avvenuto nel primo dopoguerra con il fascismo.
In occasione del referendum istituzionale del 2 giugno del 1946, il PSIUP fu uno dei partiti più impegnati sul fronte repubblicano, al punto da venire identificato come "il partito della Repubblica".



Il 10 gennaio 1947 il PSIUP riprende la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI) per mantenerlo ininterrottamente fino al 13 novembre 1994.
Il cambio di nome avviene nel contesto della scissione della corrente socialdemocratica guidata da Giuseppe Saragat (scissione di palazzo Barberini), il quale darà vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), e marcherà una profonda distanza dai comunisti ormai definitivamente agganciati allo stalinismo sovietico.
Il PSI invece, proseguirà sulla strada delle intese con il PCI, e con quest'ultimo deciderà anche di fare un fronte comune, il Fronte Democratico Popolare, in vista delle elezioni dell'aprile 1948.
Questa posizione "unitaria" dei due partiti della sinistra italiana, l'anno successivo farà però perdere la corrente autonomista della nuova destra del partito socialista, capeggiata da Giuseppe Romita, che nel dicembre 1949 si unirà a una parte dei socialisti democratici usciti dal PSLI e diedero vita a un nuovo partito che prese il nome di Partito Socialista Unitario (PSU).
Nel maggio 1951 il PSLI e il PSU si fonderanno nel Partito Socialista - Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS), che nel gennaio 1952 diventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
Dopo la sconfitta elettorale del 1948, la lista del Fronte Democratico Popolare non verrà più riproposta, ma il PSI restò alleato col PCI, all'opposizione.
Una svolta importante nella storia del PSI è costituita dal Congresso di Venezia del 1957, quando, in seguito anche all'invasione sovietica dell'Ungheria, che portò ad una rottura col PCI, il PSI cominciò a guardare favorevolmente all'alleanza con la Democrazia Cristiana.
Nel 1963 il PSI entrò definitivamente al Governo, con l'esecutivo guidato da Aldo Moro. Con questo, però, il PSI fu segnato da una nuova spaccatura: la corrente di sinistra esce dal partito e nel gennaio del 1964 diede vita ad un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).
Il 30 ottobre 1966 il PSI e il PSDI, dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di centro-sinistra, si riunificarono nel PSI-PSDI Unificati (soggetto noto con la denominazione Partito Socialista Unificato).
Ma l'unità dura meno di due anni.
Il 28 ottobre 1968, il PSI riprenderà la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI), mentre la componente socialdemocratica nel luglio 1969 prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (PSU), che nel febbraio 1971 ridiventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).

Nel marzo 1976 si tenne il XL congresso del PSI che portò all’elezione di Francesco De Martino. Il PSI immediatamente dopo tolse l'appoggio ai governi di centrosinistra con l'obiettivo di arrivare ad un esecutivo guidato dalle sinistre.
Alle elezioni politiche del 1976 il PSI, con un'imprevista flessione negativa rispetto al precedente turno di elezioni amministrative ottenne il risultato elettorale più basso mai raggiunto.
Dopo questa sconfitta il comitato centrale, nel luglio 1976, ritirò la fiducia a De Martino ed elesse segretario nazionale il milanese Bettino Craxi, in quel momento vicesegretario e membro di punta della corrente autonomista di Pietro Nenni.

Nel 1978, durante i giorni del rapimento del leader democristiano Aldo Moro, si tenne il XLI congresso che vide riconfermato Craxi alla segreteria col 65% di voti, consenso mai raggiunto da un segretario socialista.
Con Craxi segretario, il PSI si rinnovò nell'immagine e nell'ideologia: nuovo simbolo del partito diventa il garofano rosso in omaggio alla portoghese Rivoluzione dei garofani del 1974, mentre, con un lungo articolo su L'espresso, titolato "Il Vangelo Socialista" (agosto 1978), si sancì la svolta ideologica, con lo smarcamento dal marxismo, appannaggio di un percorso culturale distinto da quello del PCI e che prendeva le mosse da Proudhon evolvendosi col socialismo liberale di Carlo Rosselli.
Nel 1980 si inaugurò la stagione del "Pentapartito", costituito dal PSI insieme a DC, PSDI, PLI e PRI, formalizzato con guida socialista nel 1983 (Governo Craxi I e II) e con guida democristiana nel 1987.
L'elettorato premia questa scelta: la percentuale di consensi infatti sale dal 9,8% ottenuto nel 1979 al 14,3% nel 1987.
Il PSI però è ancora ben lontano dal rappresentare una guida alternativa al PCI, il quale ottiene il 26,6% dei voti nel 1987.
Con la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel 1989, reputando imminente una conseguente crisi del Partito Comunista Italiano, Craxi inaugurò l'idea della "Unita Socialista" da costruire insieme con il fidato Psdi. I primi riscontri elettorali da parte del PSI apparirono incoraggianti, poiché alle elezioni regionali del 1990 i socialisti si portarono al 18% come media nazionale.
Craxi rifiutò nel 1991 l’invito di Achille Occhetto, appena eletto segretario degli ex comunisti confluiti nel più riformista PDS, di un passaggio all’opposizione o comunque fuori dal governo per il periodo di fine legislatura.
Addurrà di non poter portare il partito a tale scelta perché buona parte dei dirigenti non l’avrebbero digerita perché sempre più legati alla gestione del potere pubblico.
E questo rifiuto nasconde la crisi interna del PSI completamente snaturato dal partito nato nel 1892 che aveva condotto grandi conquiste politiche e sociali.
A ridosso delle elezioni del 1992 scoppiò lo scandalo di Tangentopoli, sollevato dalla Procura della Repubblica di Milano con l'inchiesta "Mani Pulite", che colpirà prevalentemente il PSI e Bettino Craxi, ma metterà in crisi (quasi) tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica.
Alla vigilia di questi eventi, alle elezioni dell'aprile 1992, il PSI raccoglierà ancora il 13,5% dei consensi (perdendo l'1% rispetto alle elezioni politiche precedenti, ma il 4,5% rispetto alle elezioni regionali del 1990) ed eleggerà 92 deputati e 49 senatori.
Il Capo dello Stato affiderà la presidenza del Consiglio ancora ad un esponente del PSI, Giuliano Amato, ma il suo governo durerà meno di un anno.

Arrivano avvisi di garanzia a molti parlamentari per ricettazione, corruzione e violazione della legge sui finanziamenti ai partiti. A ruota, il suicidio del deputato bresciano Sergio Moroni. Claudio Martelli prese definitivamente le distanze da Craxi fondando il gruppo interno di Rinnovamento Socialista. Il 26 novembre 1992, durante una riunione dell’Assemblea Nazionale, il PSI si spaccò al suo interno per la prima volta dopo anni di forte coesione. Furono presentati tre documenti da parte di Giuseppe La Ganga (pro Craxi), Mauro Del Bue (pro Martelli) e Valdo Spini.
Il mese successivo Bettino Craxi ricevette un avviso di garanzia.
Il 26 gennaio 1993 i "quarantenni" del partito organizzati da poco come Alleanza Riformista promossero la manifestazione nazionale Uscire dalla crisi. Costruire il futuro. Ad aprire la manifestazione fu il Presidente della Regione Emilia-Romagna Enrico Boselli. Il 31 gennaio sarà il gruppo che a novembre aveva votato la mozione Spini a promuovere l'assemblea aperta Il rinnovamento del PSI.
Craxi si dimise da segretario del PSI l'11 febbraio 1993, dopo rivelazioni sul "conto protezione" che coinvolsero - insieme a Craxi - il suo ex delfino Claudio Martelli. Lo stesso Martelli in quel momento era in lizza per succedere come segretario a Craxi, ma la notizia dell'avviso di garanzia lo spinse a dimettersi dal governo e dal PSI.
Giorgio Benvenuto fu eletto segretario all'Assemblea Nazionale il 12 febbraio, insieme a Gino Giugni come presidente, ma dopo appena cento giorni fu costretto alle dimissioni perchè tentò inutilmente di ottenere che gli inquisiti fossero sospesi da ogni attività di partito.
Il 28 maggio l'Assemblea nazionale elesse Ottaviano Del Turco nuovo segretario nazionale. Il giorno dopo nacque il gruppo di Rinascita Socialista guidato da Benvenuto e Enzo Mattina, che via via si defilerà dal PSI.
Alle elezioni amministrative del 6 giugno 1993 il PSI ne uscì decimato.
A Milano, vecchia roccaforte del PSI, che candidò il sindaco uscente Borghini, ottenne un risicato 2,2%. Nelle altre realtà la situazione non fu migliore.
Anche Ottaviano Del Turco per salvare il partito promise di non candidare tutti gli esponenti accusati di corruzione.
Il 16 dicembre si tenne un’Assemblea Nazionale che con 156 voti contro 116 scelse l’ancoraggio del PSI al nascente polo progressista guidato dal PDS di Occhetto.
Ormai il PSI era irrimediabilmente spaccato ed anche i gruppi parlamentari di Camera e Senato furono divisi in due tra quelli pro-polo progressista ed i contrari.
Nell'agosto 93 il PSI, per cause di morosità, lasciò la sede storica di Via del Corso.
La crisi finanziaria spinse il PSI a liquidare le riviste storiche di MondOperaio e Critica Sociale. Anche il quotidiano l'Avanti! chiuse i battenti.
Guidati da Del Turco, in occasione delle Elezioni politiche del 1994, ciò che restava del PSI si alleò con il PDS nell'Alleanza dei Progressisti che perse le elezioni.
La lista del PSI, presentata per la quota proporzionale per il rinnovo della Camera dei Deputati, non superò lo sbarramento del 4% e si fermò ad un 2,5% dei consensi.
Il PSI riuscì ad eleggere (nei collegi uninominali) 14 deputati contro i 92 eletti nel 1992. Alle Elezioni europee dello stesso anno, in lista comune con Alleanza Democratica, raccolse appena l'1,8%.
Molti esponenti allo sbando, non condividendo le scelte di Del Turco, avevano già lasciato il PSI. Ugo Intini, Boniver, Piro ed altri il 28 gennaio 1994 diedero vita alla Federazione dei Socialisti: essa, alle successive elezioni politiche 1994, si presentò congiuntamente con il Psdi, dando luogo alla lista Socialdemocrazia per le Libertà, ma non elesse neppure un parlamentare.
La federazione, il 18 dicembre, diventò poi Movimento Liberal Socialista.
Dopo le elezioni europee 1994 Del Turco rassegnò le dimissioni e fu sostituito da Valdo Spini come coordinatore nazionale.
Schiacciato dall'offensiva giudiziaria e da una feroce campagna mediatica, il 12 novembre 1994 presso la Fiera di Roma, i delegati eletti per il 47° congresso che era stato celebrato oltre un anno prima, non tutti presenti e neppure tutti convocati, adottarono, con un atto di dubbia valenza, lo “scioglimento” del PSI. Da quel giorno ha inizio legalmente la diaspora socialista in Italia già iniziata nel 1993.

Con l’atto di scioglimento fu nominato un “Commissario liquidatore” del PSI nella persona di Michele Zoppo poi deceduto. Fu anche nominata una “Commissione Consultiva di Liquidazione” nelle persone di Idalgo Cavallone (Presidente), Alberto Balducci e Giannino D’Antonio. A quest’ultima veniva conferito l’obbligo di esprimere parere sul bilancio finale di liquidazione che non risulta mai validamente avvenuto.
In più veniva stabilito che il Commissario liquidatore aveva l’obbligo “… al termine del suo mandato di presentare al Congresso Nazionale in persona degli attuali componenti, il bilancio finale di liquidazione per la necessaria approvazione in occasione di un’Assemblea straordinaria da lui convocata che accerterà anche la definitiva cessazione del PSI, Partito Socialista Italiano …”.
Infine veniva stabilito - in ordine al simbolo, denominazione ed ogni altro simbolo appartenente al PSI - che il Commissario liquidatore dovrà deciderne “l’uso e la sorte” ma con l’obbligo della “salvaguardia delle tradizioni storiche del PSI, Partito Socialista Italiano”.

-C) Il Partito Socialista Italiano - PSI, indicato al capo che precede, dalla nascita fino al fascismo e poi dai governi del C.N.L. fino allo “scioglimento” avvenuto nel novembre 1994, fu caratterizzato da una massiccia partecipazione dei propri iscritti, donne ed uomini, giovani ed anziani esponenti, alla vita interna e da una effettiva influenza del partito nella vita politica italiana.
I rapporti tra gli iscritti, e tra questi ultimi e gli organi dirigenti nazionali e locali, la scelta delle candidature erano regolate da norme statutarie e prassi anche non scritte che permettevano la partecipazione di tutti gli iscritti con la effettiva possibilità di raggiungere le cariche istituzionali, elettive e di partito e di influire sulla linea politica attraverso mozioni congressuali ed altre forme di partecipazione, con un continuo ricambio della classe dirigente, con un continuo rinnovo generazionale (pur avendo all’interno personalità politiche carismatiche) e nella dialettica democratica con il rispetto delle minoranze.
Con l’avvento della Costituzione Repubblicana, nel 1948, in mancanza di norme attuative dell’art. 49 della Costituzione (mai adottate), il partito indicato al capo B) adottò in proprio prassi e norme statutarie che si richiamavano ai lavori preparatori per detta norma costituzionale.
La partecipazione politica del Partito Socialista Italiano - PSI, indicato al capo che precede, dalla nascita fino al fascismo e poi dai governi del C.N.L. fino allo “scioglimento”, influì effettivamente nella vita politica nazionale. Il ripetuto partito indicato al capo B) riuscì ad esprimere donne ed uomini che ricoprirono, in più occasioni, le più alte cariche dello Stato fino agli incarichi periferici, ma non meno importanti per incidere nella vita politica italiana.
La partecipazione politica delle donne e degli uomini del partito PSI, indicato al capo B), si estrinsecò nella presenza e nella militanza in piazza, nei posti di lavoro, nelle scuole ed università, nel sindacato. Si estrinsecò nella elaborazione di idee e nella costruzione di alleanze su progetti politici condivisi anche con altre forze democratiche e finalizzati a realizzare grandi riforme politiche, civili e sociali come il suffragio universale ed il voto alle donne, il mutamento istituzionale da monarchia a repubblica, l’adozione di una Costituzione autenticamente democratica, l’uguaglianza fra uomini e donne, l’abbattimento di barriere sociali, l’ingresso dell’Italia nell’Unione Europea, lo statuto dei lavoratori e la lotta alla precarietà, il riscatto del Mezzogiorno, l’abolizione della mezzadria, l’agevolazione per l’edilizia popolare, l’introduzione delle pensioni sociali, l’assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro, il divorzio, la depenalizzazione dell’aborto ecc …

-D) In data 12 novembre 1994, data che indichiamo come inizio della diaspora socialista, subito dopo lo “scioglimento” del PSI, nacquero due diverse formazioni politiche distinte: Socialisti Italiani e Partito Socialista Riformista che si andarono ad aggiungere al già costituito Movimento Liberal Socialista.
Poi, successivamente, nascono Socialisti Democratici Italiani (SDI), Federazione Laburista, Socialisti per le Libertà, Forum dei Socialisti, Nuovo PSI, La Costituente-PSE, La Lega dei Socialisti, il Network per il Socialismo Europeo, il Gruppo di Volpedo, il Gruppo dei 101 (che racchiude un più vasto gruppo di forze laiche, liberali e socialiste), Veneto Socialista e molte altre.
Importanti esponenti del disciolto partito PSI indicato al capo B) e tantissimi militanti di base sono anche confluiti, anche attraverso varie esperienze, in altri soggetti politici. Li troviamo in Forza Italia poi divenuta Il Popolo della Libertà, nei Democratici di Sinistra poi confluiti nel Partito Democratico, in Rifondazione Comunista, PdCI, Sinistra Ecologia e Libertà, nel Partito del Lavoro.
Oltre che nelle formazioni politiche sopra elencate, vi sono circoli ed associazioni politico-culturali d'ispirazione socialista collaterali ai soggetti politici più in evidenza (con Forza Italia e Popolo delle Libertà c’è Noi Riformatori Azzurri, Fondazione Free e Giovane Italia; con il Partito Democratico l'associazione politico-culturale Socialisti Democratici per il Partito Democratico e l'ex corrente diessina dei Socialisti Liberali) o che sono orgogliosamente autonomi.
Non da meno ci sono continui raduni e convegni di socialisti, come il convegno di Bertinoro tenutosi nel marzo 2007 ed il raduno annuale dei Circoli Socialisti del Nord-Ovest che si tiene ogni anno nel mese di settembre a Volpedo, o la presenza di gruppi di socialisti nati e/o molto attivi sui siti web come il Network per il Socialismo Europeo ed il Gruppo dei 101 intorno al sito www.pensalibero.it , ecc.

-E) Nessuna delle formazioni indicate al capo che precede volle mai riprendere, dopo lo “scioglimento” e fino al 2009, il nome/logo “Partito Socialista Italiano - PSI”.
Nel 2007, l’on.le Enrico Boselli, segretario dei Socialisti Democratici Italiani, convocò una “Costituente Socialista” aperta alle forze laiche, di sinistra moderata e democratica, che non si riconoscevano nell’allora nascente Partito Democratico.
La maggioranza delle forze aderenti proveniva soprattutto dallo SDI, ma anche dal Nuovo PSI, Federazione Laburista e Sinistra Democratica.
Da quella Costituente fu costituito un nuovo soggetto politico che prese il nome di "Partito Socialista".
Alle elezioni politiche dell'aprile 2008 il PS ottenne lo 0,9% dei consensi.
Il congresso immediatamente successivo elesse segretario l’on.le Riccardo Nencini.
Il 7 ottobre 2009 il PS, con una decisione del Consiglio Nazionale, adottò inopinatamente il nome/logo di “Partito Socialista Italiano - PSI”.
Si legge su Wikipedia che “ … Dal 2009, dopo la Costituente Socialista promossa dallo SDI (Socialisti Democratici Italiani) insieme ad altre forze politiche a vario titolo collegate con la storia del socialismo italiano ed europeo, il nuovo partito che ne è scaturito (inizialmente chiamato Partito Socialista, PS) ha ripreso l'originaria denominazione di Partito Socialista Italiano, accordata insieme al simbolo dall'ultimo liquidatore del PSI…”. Si leggeva pure sul sito ufficiale di questo soggetto politico - http://www.partitosocialista.it - la pretesa, poi cancellata dopo vistose proteste, di essere i continuatori del partito di cui al capo B).

-F) Il soggetto politico “Socialisti Democratici Italiani – S.D.I.” fino al 2007 e immediatamente dopo il soggetto politico indicato al capo E), che il 7/10/09 prese inopinatamente il nome di “Partito Socialista Italiano - PSI”, a differenza del precedente partito PSI e di cui al capo B), non hanno più applicato quelle prassi e norme interne – anche non scritte – che erano proprie del partito nato nel 1892.
La vita interna, i rapporti tra gli iscritti, e tra questi e gli organi dirigenti nazionali e locali, la scelta delle candidature hanno avuto un percorso completamente diverso, addirittura snaturato dal vecchio partito politico nato nel 1892.
Di fatto non vi è stata e non vi è la effettiva possibilità per i singoli iscritti di raggiungere le cariche elettive e di partito e di influire sulla linea politica attraverso mozioni congressuali ed altre forme di partecipazione.
Sia lo SDI che il soggetto politico indicato al capo E) hanno avuto ed hanno poche migliaia di “tessere” e, di fatto, senza alcun dubbio, il soggetto politico convenuto indicato al capo E) è stato ed è ancora oggi gestito da un centinaio di persone che desiderano rimanere in pochi.
Gli stessi gestivano lo SDI, gli stessi gestiscono il soggetto politico convenuto indicato al capo E) con qualche rara nuova adesione.
Non vi è stato quel continuo ricambio della classe dirigente che esisteva nel partito PSI di cui al capo B) nè rinnovo generazionale. Il soggetto politico indicato al capo E) è stato ed è, ereditando i modi dello SDI, un gruppo chiuso.
La conseguenza è che, con un soggetto così ridotto nei numeri e nel respiro politico, sia il vecchio SDI che il successivo soggetto politico indicato al capo E) non trasmettono più quella carica positiva ed ideale verso i propri iscritti e, soprattutto, verso i cittadini storicamente e/o potenzialmente socialisti.
Non fa proselitismo e, sempre di dovuta conseguenza, non vi è più quella partecipazione politica delle donne e degli uomini come presenza e militanza in piazza, nei posti di lavoro, nelle scuole ed università, nel sindacato.
Anzi vi è un sistematico stalking politico verso iscritti e potenziali iscritti che vengono demoralizzati sistematicamente ed indotti a non iscriversi o a lasciare il soggetto politico indicato al capo E).
Non vi è stata e non vi è quella dialettica democratica con il rispetto delle minoranze.
Il secondo Congresso di questo soggetto politico, tenutosi a Perugia ha rieletto l’on.le Nencini e riconfermata l’intera dirigenza con una mozione unica che ha suscitato dissapori per la mancata presentazione di una seconda mozione che è stata ritirata all’ultimo passaggio.
Sempre di conseguenza, con un soggetto così ridotto nei numeri e nel respiro politico, sia il vecchio SDI che il successivo soggetto politico indicato al capo E) non sono stati più e non sono oggi fucina di elaborazione di idee e costruzione di alleanze su progetti politici condivisi anche con altre forze democratiche e finalizzati a realizzare grandi riforme politiche, civili e sociali di cui ancora l’Italia ha bisogno.
Di fatto sia il vecchio SDI che il successivo soggetto politico indicato al capo E) non hanno partecipato e non partecipano più alla vita politica nazionale in modo incisivo che era una caratteristica del vecchio partito PSI di cui al capo B).
Il richiamo alla tradizione socialista è stato ed è solo un paravento per un personale politico che ha mirato e mira al conseguimento della carica elettiva e/o istituzionale.

-G) Il soggetto politico indicato al capo E), e per esso il suo segretario nazionale On.le Nencini e gli altri dirigenti, hanno pattuito posti nella lista del PD in occasione delle elezioni regionali del 2010 e delle elezioni comunali 2011 a Milano presentando i candidati, proprio perché appartenenti al soggetto politico indicato al capo E) che utilizza il logo del “Partito Socialista Italiano - PSI”, con un richiamo alla tradizione del vecchio partito PSI di cui al capo B). Ed il fatto si è ripetuto anche per le elezioni politiche del 24/25 febbraio 2013. Questo patto è strumentale solo per un personale politico che ha mirato e mira al mero conseguimento della carica elettiva/istituzionale utilizzando un richiamo meramente nostalgico della tradizione socialista.
A seguito di questo patto vi è stato un ulteriore allontanamento di Socialisti dal soggetto politico indicato al capo E) e chi ha manifestato contrarietà è stato emarginato. Solo un esempio: nella giunta provinciale di Alessandria vi è stata la rimozione del sottoscritto Caldone da assessore e, sempre a seguito di questo patto, l’inserimento nelle liste del PD taglia le ali alla ricostruzione del “Partito Socialista Italiano - PSI” di cui al capo B) perché questo tipo di accordo è fuori e mortifica quelle norme e prassi – anche non scritte – che furono proprie dal 1892 al 1994 del ripetuto “Partito Socialista Italiano - PSI” di cui al capo B).

Tanto premesso, gli istanti già iscritti e/o candidati del PSI, partito nato nel 1892 a Genova indicato al capo B), contestando l’accordo con il quale il liquidatore del “Partito Socialista Italiano - PSI” ha concesso il logo al soggetto politico qui diffidato ed indicato al capo E), restando chiaro che ai dirigenti del soggetto politico qui diffidato viene contestato non di definirsi “socialisti”, non di partecipare alla vita politica e di presentarsi alle elezioni come soggetto di “socialisti” (come ci sono stati e ci sono i Socialisti Democratici Italiani, Federazione Laburista, Socialisti per le Libertà, Forum dei Socialisti, Nuovo PSI, La Costituente-PSE, La Lega dei Socialisti, il Network per il Socialismo Europeo, il gruppo di Volpedo, il Gruppo dei 101, Veneto Socialista e molte altre), ma l’uso del logo “Partito Socialista Italiano - PSI” che appartiene anche ai diffidanti ed ad una moltitudine di persone diverse delle quali tuttora viventi già iscritti, dirigenti, candidati ed eletti e militanti del ripetuto partito di cui al capo B) nato nel 1892 a Genova

D I F F I D A N O
il soggetto politico, nato a Chianciano nel luglio 2008 e già denominato “Partito Socialista” che successivamente, con delibera del Consiglio Nazionale del 7/10/09, ha adottato il nome/logo “P.S.I. – Partito Socialista Italiano”, in persona del legale rapp.te p.t., On.le Riccardo Nencini, con sede in Piazza San Lorenzo in Lucina n. 26, Roma all’uso del logo/nome “P.S.I. – Partito Socialista Italiano”, che potrà essere adottato solo da un soggetto politico che adopererà quelle prassi e norme interne – anche non scritte – che erano proprie del partito PSI, nato a Genova, di cui al capo B) nel 1892 con espressa avvertenza che, in mancanza, si adiranno le vie di legge.
Il presente atto viene notificato anche al Partito Democratico, in persona del segretario nazionale - legale rapp.te p.t., On.le Pierluigi Bersani, ed a Sinistra Ecologia e Libertà, in persona del segretario nazionale - legale rapp.te p.t., On.le Nichi Vendola, con avvertenza agli stessi che qualsiasi patto elettorale e/o apparentamento tra il PD e SEL ed il soggetto politico indicato al capo E) non può essere presentato come avvenuto con un soggetto legittimato all’uso del nome/logo “Partito Socialista Italiano - PSI” con espressa avvertenza che, in mancanza, si adiranno le vie di legge.
Volpedo (Al) lì 18.2.13


Giancarlo Filippo Pio Caldone
Sindaco Socialista di Volpedo - Paese del Quarto Stato


Gino (Biagio) Di Maro
Socialista dal 1974


Stefano Longo
Lega dei Socialisti del Piemonte

Chi partecipa alla diffida aderisce al gruppo "PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (gruppo diffidanti)": http://www.facebook.com/groups/150512848437582/